A
chi come me se ne va per la vita da residente ovunque a tempo
indeterminato, tra altri alfabeti e altri odori, sarà successo di
continuo di voler comunicare nella lingua di turno un modo di dire
che in quel momento cadrebbe proprio a fagiolo.
Lo
slang, le espressioni idiomatiche, le locuzioni e i modi di dire sono
risaputamente una gatta da pelare per poliglotti, studenti di lingue
straniere, traduttori, viaggiatori, lessicografi e ultimi arrivati
nel quartiere.
Un
buon interprete deve essere senza dubbio un buon linguista, ma deve
anche essere un buon etnografo; non solo deve sapere tutto della
lingua dalla quale traduce, ma deve anche conoscere tutto sul popolo
che utilizza questa lingua. Sembra dunque un compito che calza come
un guanto alla mia situazione. Da un continente all'altro, io vivo
tra la gente, entro nelle loro case, rido alle loro battute. Io mi
metto nella lingua dell'altro. E sono cosciente
che la strada è la migliore scuola di perfezionamento delle lingue, intendo di come
davvero si parlano tutti i giorni, di come i più ambiziosi parlanti
non madrelingua ambiscono a parlarle.
Infatti,
un parlante non madrelingua si riconosce dal suo discorso
non-idiomatico. Invece, il dominio della dimensione fraseologica è
fondamentale per una comunicazione efficiente ed autentica con i
parlanti madrelingua. Ne sono prova la frequenza d'uso delle unità
fraseologiche nella comunicazione quotidiana e il fatto di essere il
mezzo di comunicazione con cui si ottengono la vera agilità,
scioltezza, precisione e naturalità del discorso.
Le
espressioni idiomatiche fanno parte della lingua, appartengono al
nostro parlare quotidiano e servono a caratterizzare e variegare i
nostri discorsi. Non c'è dialogo o situazione comunicativa in cui
manchi, in dosi più o meno massicce, il ricorso alle locuzioni
fraseologiche.
A quelle dedicherò ampio spazio in altri post: la loro trattazione investe problemi inerenti la semantica, in particolare il linguaggio traslato e le metafore catacretiche, la sintassi e il lessico, ma anche la cultura che sta alla base della loro genesi, motivandone il significato.
Per ora, mi limito a sottolineare il fatto che le strutture idiomatiche e le unità fraseologiche in generale non sono un mero aspetto pittoresco della lingua, quanto piuttosto una realtà viva nel sistema linguistico che apporta valori culturali di grande importanza.
A quelle dedicherò ampio spazio in altri post: la loro trattazione investe problemi inerenti la semantica, in particolare il linguaggio traslato e le metafore catacretiche, la sintassi e il lessico, ma anche la cultura che sta alla base della loro genesi, motivandone il significato.
Per ora, mi limito a sottolineare il fatto che le strutture idiomatiche e le unità fraseologiche in generale non sono un mero aspetto pittoresco della lingua, quanto piuttosto una realtà viva nel sistema linguistico che apporta valori culturali di grande importanza.
E
arriviamo al nocciolo della faccenda.
Seppur
fondamentali all'economia di una lingua, sono complicate da inserire
nei dizionari e da tradurre.
Pure per
quanto riguarda la fraseologia, i dizionari non costituiscono quasi
mai un valido aiuto per il traduttore. Anche i dizionari monolingue
presentano spesso grandi lacune e a volte i dizionari bilingue si
limitano a dare solo la traduzione letterale della locuzione o la
spiegazione del significato, senza indicare l’equivalenza nella
lingua tradotta. A volte ci si trova davanti a quel fenomeno chiamato
interdicción de vocabulario; non si registrano, per esempio,
le voci che appartengono soprattutto al linguaggio parlato, altre
locuzioni sono escluse dai dizionari in base a criteri di pudicizia e
vivono solo nelle raccolte di argot, come linguaggio proibito.
Lo stesso si può dire delle varianti regionalistiche.
Quindi,
considerata la mancanza di repertori bilingue aggiornati con le
locuzioni più standardizzate e di uso corrente, il traduttore deve
affrontare tali espressioni con i propri mezzi, ovvero la famosa
"esperienza", oppure fare ricorso alla tradizione orale o
ai lavori parziali degli studiosi.
Le
unità fraseologiche rappresentano per gli apprendenti di una lingua
straniera una bella rogna anche ai livelli più
avanzati di competenza linguistica, proprio per questo dovrebbero
essere incluse nell'insegnamento/apprendimento di una lingua
straniera.
Personalmente,
sono tre lustri che mi
imbatto continuamente in modi di dire che mi danno del filo da
torcere al momento di interagire con gli autoctoni. Questo accade
perché il significato di una locuzione dipende da una convenzione
esistente nella comunità idiomatica d’appartenenza e non è
possibile tradurla parola per parola in un’altra lingua. L'unico
modo di comprendere quelle locuzioni è viverle, usarle e scambiarle,
cioè entrare nella comunità idiomatica di turno.
Questa
è quella che chiamo un'autentica e approfondita immersione in una
lingua e cultura nuove.
E
questo è quanto mi ha spinto a creare questo incipit di dizionario fraseologico contrastivo, questa banca di
locuzioni, espressioni idiomatiche, modismi, modi proverbiali, frasi
fatte, parole curiose, ciascuno con un esempio contestuale nelle tre
varianti inglese italiano e spagnolo, in continuo aggiornamento, come
lo sono la vita, i viaggi e i cambiamenti sociali.
Transidiomexpress
esiste perché lungo la strada ho tante volte pensato di volerne
consultare uno. Sarà d'aiuto a molti come me. Vuole essere e mi
auguro che diventi un punto di riferimento lessicografico pioniero di consulta
nello studio delle equivalenze di traduzione delle unità
fraseologiche per la creazione di dizionari fraseologici trilingue,
fino ad oggi inesistenti.
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